Il Ministro MARTINA in visita alla Valle del Marro

“E’ una bella storia di impresa e di cittadinanza, ricostruita dalla terra con un entusiasmo eccezionale”. Questo il giudizio del ministro delle politiche agricole, alimentari e forestali, Maurizio Martina, al termine della visita alla cooperativa sociale “Valle del Marro – Libera Terra” che da 12 anni gestisce, nella Piana di Gioia Tauro, 130 ettari di terreni confiscati alla ‘ndrangheta. Il ministro Martina è giunto a Polistena ieri pomeriggio alle ore 14.15, ed in via Pio La Torre ha visitato il quartier generale della coop di Libera. Ad accoglierlo, i soci fondatori Domenico Fazzari, Giacomo Zappia, Antonio Napoli e tutti gli operai della “Valle del Marro”.

A dare il benvenuto al ministro anche don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana. Insieme al ministro Martina, sono giunti in visita, il presidente della giunta regionale Mario Oliverio, insieme ai consiglieri regionali Romeo, D’Acri e Nucera. E’ stato il presidente della coop Domenico Fazzari a raccontare, anche attraverso una serie di foto, i primi 12 anni di storia della “Valle del Marro”. Una storia fatta di sacrifici e vicissitudini varie, subendo tantissimi atti intimidatori e furti di ogni genere. Al ministro i soci della coop hanno mostrato lo stato di abbandono in cui hanno trovato i terreni, uliveti ed agrumeti ridotti in boscaglia. Anni di lavoro per bonificare, a proprie spese, questi terreni, con una scelta ben precisa: produrre agricoltura di qualità attraverso il biologico, impegnandosi nello stesso tempo nell’attività sociale, facendo formazione, per inculcare nei giovani l’importanza della legalità e della lotta alla ‘ndrangheta. E’ stato Giacomo Zappia ad illustrare le varie produzioni in cui è impegnata la coop, sfruttando la vocazione del territorio, a cominciare dai 250 quintali di olio extravergine d’oliva che si estraggono dagli uliveti, i sott’oli, la raccolta e la commercializzazione delle arance e delle famose clementine della Piana. Prodotti che grazie a Unicoop Firenze stanno sul mercato nazionale e non solo. Antonio Napoli ha invece illustrato le attività per la formazione di una coscienza civile nei giovani, grazie ai campi estivi di Libera.

Al ministro è stato anche illustrato l’ultimo progetto che vede impegnata la “Valle del Marro” con Unicoop, Fondazione “Il cuore si scioglie onlus”, Emergency, Flai-Cgil e Spi-Cgil, per aggregare ed integrare, attraverso borse lavoro e attività di orientamento, i migranti della tendopoli di San Ferdinando. Ma i soci della coop di Libera hanno anche chiesto al ministro Martina ed al presidente Oliverio di poter avere le stesse possibilità che hanno le altre imprese agricole, innanzitutto chiedendo che un bene confiscato abbia finalmente titoli comunitari, in modo da poter avere un sostegno dall’Unione Europea. Altra richiesta riguarda il Psr Calabria 2014/2020. I soci della coop, pur riconoscendo che sono previste in fase di partecipazione ai bandi delle premialità per le aziende che gestiscono i beni confiscati, hanno chiesto una misura specifica del Psr Calabria per i beni confiscati. Don Pino Demasi, da parte sua, ha affermato: “questi ragazzi dimostrano che si può fare impresa, creando sviluppo e lavoro, anche in un territorio come la Piana dove la mafia è interessata a portare ricchezza per pochi”.

Via skype, Claudio Vanni, a nome di Unicoop Firenze, ha sottolineato la responsabilità rispetto all’etica di una cooperativa che rappresenta un’alternativa all’illegalità. Il ministro Maurizio Martina al termine della visita, prima di lasciare Polistena, ha detto: “c’è una ragione d’impresa in questa storia alimentata da impegni, non solo storia di solidarietà, ma storia d’impresa. E’ straordinario fare impresa dai bisogni, è eccezionale. Ora occorre trovare il modo per dare una mano a questi sforzi, per essere impresa e per uscire dalla logica emergenziale”. Da pare sua, il presidente Oliverio ha affermato: “questa esperienza è straordinaria, rappresenta un patrimonio importante, in quanto dimostra che si possono mettere a frutto, nella legalità, dando lavoro e producendo ricchezza, i beni confiscati. E’ necessaria una riflessione sui beni confiscati per raccogliere la sfida del poter fare impresa”.

fonte: Attilio Sergio – Gazzetta del Sud 12 maggio 2016

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