Estate Ragazzi ed E!State liberi in marcia silenziosa per non dimenticare Paolo Borsellino ed i morti di mafia

“Il vostro silenzio è il nostro urlo”. Recitava così lo striscione che ha aperto il lunghissimo corteo che ha attraversato le vie principali della città in occasione della marcia silenziosa in ricordo di Palo Borsellino e di tutti i morti di mafia promossa dall’associazione “Il Samaritano” e dalla parrocchia del Duomo, entrambi guidate dal referente di “Libera” don Pino Demasi.

Protagonisti della marcia silenziosa sono stati i tanti giovani dell’Estate Ragazzi 2014, i volontari di Pisa e Modena impegnati nei campi estivi di “Libera” sui terreni confiscati alle ‘ndrine della Piana e gestiti dalla coop “Valle del Marro – Libera Terra” e i volontari dello Spi – Cgil. A chiudere il corteo, le autorità: il sindaco Michele Tripodi, don Pino Demasi, il testimone di giustizia Nino De Masi, Enzo Auddino dello Spi-Cgil, il dirigente del locale commissariato dott. Pierfranco Amati, il comandante della stazione dei carabinieri luogotenente Leonardo Ribuffo, il comandante della polizia municipale Alfredo Marcone. Il corteo, dopo aver percorso le vie principali della città, è giunto in via Trieste, dove, davanti alla bacheca in cui vi sono incisi tutti i nomi dei morti di mafia, si sono alternate una serie di testimonianze. Don Pino Demasi, con accanto Michela, la figlia del collega Michele Albanese che è sotto scorta perché minacciato nello svolgimento del suo lavoro da esponenti delle cosche della Piana, ha sottolineato che la ‘ndrangheta continua ad essere presente in maniera molto dura, per cui ha catechizzato tutti sull’importanza della memoria la quale serve per spronarci ad impegnarci di più, dando ognuno il proprio contributo da cittadino onesto. Il sindaco Michele Tripodi ha ricordato che “da sempre, Polistena, è una barriera alla mafia”, aggiungendo che “bisogna combattere quello che non si vede, in modo da affermare il principio dei diritti, anche perché la cattiva erba della mafia, toglie i diritti”. Toccante la testimonianza di Rosa Quattrone. Suo padre, Demetrio Quattrone, ispettore del lavoro e perito di fiducia di alcuni magistrati, il 28 settembre 1991 venne ucciso a Reggio Calabria da un commando mafioso. “Mio padre -ha affermato Rosa Quattrone- non era un eroe, faceva soltanto il suo lavoro ed il suo dovere con onestà e determinazione. Mi auguro che voi giovani, crescendo, possiate diffondere l’idea di libertà”.

POLISTENA – Attilio Sergio in Gazzetta del Sud del 20.07.2014


 

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