La nuova vita del palazzo delle cosche Il Centro intitolato a don Puglisi un segno di speranza

Un segno visibile di speranza, di cambiamento, di riscatto, di legalità e di trasparenza, per tanti giovani, per una città, per un intero territorio, l’intitolazione di un Centro polifunzionale, nato tra le mura di un palazzo confiscato, alla figura di Padre Pino Puglisi, il prete ucciso nel 1993 dalla mafia a Palermo. Nella stessa circostanza, è stato inaugurato un ostello sociale dedicato alla memoria di Gianni Laruffa, imprenditore e fondatore dell’associazione antiracket di Polistena.

Inoltre è stata aperta ufficialmente la bottega eco solidale con i prodotti della cooperativa sociale “Valle del Marro – Libera Terra”. Una serata storica, indimenticabile, ha vissuto la città, alla presenza di don Luigi Ciotti, del prefetto Sammartino, del procurato capo di Reggio Cafiero de Raho, del procurato capo di Palmi Sferlazza, di Nicola Gratteri, del questore Grasso e dei massimi vertici provinciali delle forze dell’ordine. Testimonial della serata: Fiorella Mannoia. L’alba di un nuovo giorno, un momento di festa e di gioia: la cosa più bella è stata vedere tantissimi polistenesi e tantissimi giovani riappropriarsi, con la loro presenza, di un palazzo di 6 piani, un tempo simbolo del potere mafioso. Oggi questo immobile, grazie a Libera, Fondazione con il Sud, Unicoop Firenze, Enel cuore onlus ed Emergency, è stato ristrutturato ed è divenuto un Centro dove si cerca di dare risposte ad alcuni problemi emergenti della Piana, quali la delinquenza minorile, il disagio giovanile, i bisogni dei migranti. Certo, bisogna riconoscere il coraggio, l’impegno e la caparbietà di un prete antimafia, don Pino Demasi, il riferente di Libera che innanzitutto ha voluto dire grazie a due persone che non ci sono più: un uomo di Stato, il prefetto Luigi De Sena; ed un uomo di chiesa, don Luciano Bux, il vescovo mistico dell’impegno sociale. Parlando di sogno che si fa segno, don Pino Demasi, ha ringraziato Luigi Ciotti e Libera, i ragazzi della coop sociale “Valle del Marro”, tutti i partner del progetto “Liberamente insieme”, il Comune, il progettista della ristrutturazione arch. Francesco Mammola a cui ha donato una targa ricordo. “Oggi questo immobile -ha detto don Pino Demasi- lo intitoliamo ad una figura splendida di prete, quale padre Pino Puglisi. Sia lui, a ricordarci che se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”. Di palazzo rinato nel segno della speranza di cambiamento ha parlato il sindaco Michele Tripodi. “Si vede che insieme si può fare” ha detto Carlo Borgomeo(presidente della Fondazione con il Sud) ha auspicato che si rafforzi il capitale sociale, per alimentare il fuoco della legalità e dello sviluppo economico. Per Daniela Mori(presidente del consiglio di sorveglianza di Unicoop Firenze) il riscatto del Sud è possibile. Novella Pellegrini(segretario generale di Enel Cuore onlus) ha affermato: “complimenti a don Pino, questo ora è un posto vissuto”. Di percorso lungo ma bello ha parlato Alessandro Bertani(vicepresidente di Emergency) per il quale si è ora di fronte ad una piccola cattedrale dei diritti. E’ stato l’arch. Francesco Mammola ad illustrare attraverso una serie di foto la serie di lavori che hanno consentito di mettere in sicurezza il palazzo.

Attilio Sergio
(Gazzetta del Sud 17 settembre 2015 p.24)


 

Don Luigi Ciotti ha sottolineato l’importanza dei segni, facendo osservare che la realtà del Centro polifunzionale graffia le coscienze. “Questo è un segno di speranza -ha aggiunto- ma questo segno deve diventare per tutti noi lo scatto per fare di più, ognuno per la nostra parte, mettendoci tutti in gioco, partendo dall’essere cittadini più coraggiosi e responsabili. La speranza, o è di tutti, o non è speranza”. Don Luigi ha quindi ricordato l’impegno per la promozione civile di padre Pino Puglisi che per i ragazzi di Brancaccio aveva chiesto una scuola vera, un consultorio, un asilo ed una palestra. Per don Luigi Ciotti, la lotta alle mafie ha bisogno di 2 elementi: scuola e lavoro. Fiorella Mannoia, su invito di don Ciotti, è tornata a Polistena. “Quando don Ciotti chiama, io arrivo -ha detto Fiorella Mannoia- io, appoggio le cose giuste in cui credo. Sono molto legata al Sud -ha aggiunto- noi del Sud, dobbiamo cambiare la nostra mentalità, basta confondere il diritto per favore”. Il capo della Procura di Palmi, Ottavio Sferlazza, ha parlato di “momento di riscatto dello Stato che si riappropria della sua sovranità territoriale”. Per il procurato capo di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, “il recupero di questo palazzo rappresenta il recupero del territorio, qui si sono create condizioni meravigliose per lavorare insieme e per conseguire risultati importanti e costruttivi. In Calabria c’è tanto da fare, ma la Calabria non è sola. Lo sviluppo passa dai territori e dal recupero della libertà di questi territori”. Per il prefetto Claudio Sammartino siamo di fronte, grazie a don Pino e a don Luigi, “alla festa del contagio positivo, un contagio di libertà, di bellezza, di responsabilità”, e siamo di fronte ad “una stagione di nuovi doveri, per cui “la Calabria non può cambiare senza il contributo di ciascun calabrese, e lo Stato aiuta i calabresi a camminare con la testa alta”. Un concerto serale, reso possibile anche grazie al sostegno del Comune di Polistena, ha chiuso la giornata. Sul palco allestito nella piazza “Giuseppe Valarioti – vittima di mafia”, antistante il Centro polifunzionale “Padre Pino Puglisi”, si sono esibiti i “Makam Project” con la partecipazione del cantautore Alfonso De Pietro.

Attilio Sergio
(Gazzetta del Sud 17 settembre 2015 p.32


 

Sera del 17 settembre 1991, quattro auto bloccano via Catena a Polistena, grosso centro della Piana di Gioia Tauro. Davanti a un palazzone di 5 piani scendono 16 uomini, sono i killer delle potentissime cosche pianigiane. E scoppia l’inferno. Vengono sparati 780 colpi. Bersaglio sono i tre fratelli Versace, la cosca polistenese che a colpi di violenza aveva provato ad espandere il proprio potere. Ma violenza chiama violenza. Così vengono uccisi due fratelli, mentre un terzo si salva ferito sotto un’auto. Sera del 15 settembre 2015, quasi 24 anni dopo. Via Catena è nuovamente bloccata, ma questa volta per una grande festa di rinascita. Quel palazzo, il più alto di Polistena, simbolo del potere dei Versace, confiscato alla cosca e assegnato alla parrocchia di Santa Marina Vergine, nasce a nuova vita. Un tempo ospitava il ‘Bar 2001’ («Il futuro siamo noi» dicevano i Versace), un’enorme sala per ricevimenti e addirittura l’istituto magistrale. Damartedì porta il nome del parroco martire don Pino Puglisi e ospita il centro di aggregazione giovanile intitolato a Gigi Marafioti, preside del magistrale che con gesto coraggioso portò la scuola fuori dal palazzo; l’ostello intitolato a Gianni Laruffa, fondatore dell’associazione antiracket; l’ambulatorio per immigrati di Emergency (siamo vicino a Rosarno) e la bottega dei prodotti dei beni confiscati, a cominciare da quelli della cooperativa Valle del Marro, altra ‘creatura’ della parrocchia, nata 11 anni fa dalle collaborazione tra la Diocesi di Oppido-Palmi, Libera e il Progetto Policoro della Cei.

Da palazzo pretenzioso ma grigio e triste (vandalizzato dopo la confisca), a palazzo allegro, trasparente, dove dominano il bianco e chiazze di colore, opera dell’architetto Francesco Mammola, giovane cresciuto in parrocchia. È il progetto ‘Liberamente insieme’, reso possibile dal sostegno della Fondazione con il Sud, Enel cuore onlus, Il cuore si scioglie di Unicoop Firenze. Un palazzo che per l’inaugurazione si è riempito di tanta gente. «Il sogno si fa segno – sottolinea il parroco don Pino Demasi, referente di Libera per la Piana –. Il sogno di una Calabria diversa, libera dalle mafie, luogo di condivisione, di maggiore giustizia e di legalità ». Ricorda «la promessa che in un caldo pomeriggio di luglio nella piazza antistante questo palazzo, io ho fatto ai ragazzi che questa casa sarebbe stata un giorno la loro casa». Allora «palazzo dei mafiosi e ora segno visibile di speranza». Un concetto che ripetono tutti. Carlo Borgomeo, presidente della Fondazione con il Sud («Ha un effetto simbolico straordinario. Si può fare anche in condizioni difficili, spendendo meno di tante iniziative pubbliche che poi non si realizzano»). Il procuratore di Palmi, Ottavio Sferlazza («Per questa terra un futuro migliore è possibile e soprattutto è un dovere. Voi lo avete dimostrato»). Il procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho («É un’impresa grande. È recupero di legalità ma anche della fiducia per legare i cittadini allo Stato. In Calabria c’è ancora tanto da fare per ridare libertà e diritti. Ma riusciremo, edificio per edificio»). Il prefetto di Reggio, Claudio Sammartino («In questo territorio grazie a don Pino c’è un contagio positivo. Non si può tacere, non ci si può voltare. Lo Stato aiuta i cittadini calabresi a camminare a testa alta»). Tocca poi a don Luigi Ciotti. Ed è un forte richiamo alla politica. «Siamo qui per fare una festa ma non ci possono essere eccezioni meravigliose ». E allora di fronte alle criticità nella gestione dei beni confiscati, confermate dalla recente inchiesta a Palermo, «chiediamo a chi di dovere di darsi una smossa. Sono due anni che aspettiamo che il Parlamento faccia un salto in avanti». Favorendo iniziative come quelle di Polistena. «Oggi qui si celebra la vita, siamo qui per dare dignità e impegnarci. Questo è un segno immenso di speranza che deve moltiplicarsi perché o è di tutti o non è speranza». Al palazzo mancano ancora due piani da recuperare «per la vittoria definitiva – avverte Borgomeo –. Voglio mangiare sul terrazzo una pizza cotta da una cooperativa sociale». Anche questo un segno, come la vecchia insegna del bar che il Comune ha fatto abbattere. «Aria e libertà» sottolinea il sindaco Michele Tripodi. Sicuramente non apprezzata dall’ultimo fratello Versace che vive di fronte e che nei giorni scorsi è venuto a osservare. Ma davvero ora qui si respira aria di speranza.

Antonio Maria Mira
(Avvenire 17 settembre 2015)


 Il saluto di don Pino

Un cordiale saluto ed un benvenuto a tutte le autorità e a tutti voi. Ed insieme ai saluti il grazie per essere qui.

La presenza di tutti voi non è una presenza convenzionale o puramente formale. Tutti coloro che siamo qui oggi è perché ci crediamo  a questo giorno; siamo qui perché ci  abbiamo creduto già prima e tutti abbiamo  contribuito a far sorgere l’alba di questo giorno.

Grazie al Signore Dio che ha guidato il nostro cammino e Grazie veramente a tutti voi; grazie anche a  coloro che per motivi diversi non sono presenti fisicamente, ma avrebbero voluto condividere con noi questo momento di gioia , dopo aver condiviso tanti momenti difficili; grazie( non vorrei urtare la sensibilità di alcuno) a due persone che oggi ci guardano dal cielo: un uomo di Stato ed un uomo di Chiesa: l’uomo di stato, il prefetto Luigi De Sena,il poliziotto gentiluomo; l’uomo di Chiesa, don Luciano Bux, il Vescovo mistico dell’impegno sociale.

E il sogno si fa segno: è uno dei tanti  nostri slogan – programmi vita.

Il sogno: il sogno di una Calabria diversa, di una Piana diversa, libera dalle mafie, luogo di condivisione, di maggiore giustizia e di legalità.

Un sogno che io coltivo sin da bambino, grazie ai miei genitori e a tantissime persone che hanno segnato la mia strada e mi hanno insegnato a camminare a testa alta e a schiena dritta tenendo su di  una mano il Vangelo e sull’altra la Costituzione del nostro Paese.

E dico questo ad alta voce e anche con orgoglio, perché è vero che questo territorio è terra di mafia, ma è stato ed è oggi terra di antimafia vera e non parolaia.

Grazie a queste persone; sono state loro a preparare il terreno perché la mia vita si incrociasse con quella di Luigi Ciotti e tutto il mondo di Libera.

E grazie a Luigi Ciotti e a Libera che in questi anni hanno insegnato a me e ai miei ragazzi a testimoniare un’antimafia sempre più costruttiva, ma anche sempre più dirompente, indicandoci obiettivi, mete e strumenti di lavoro.

Il merito dunque è di Luigi Ciotti e di Libera! Ma non meno meritevole è stato l’impegno dei ragazzi … di Giacomo.. di Antonio … di Domenico che hanno fatto nascere la  Valle del Marro e di Francesco .. Domenico.. Simona e di altri nel seguire passo passo la ristrutturazione di questo palazzo, ieri segno del potere mafioso, oggi segno di una Calabria che resiste e si oppone a quel potere.

E’ chiaro che la promessa che in un caldo pomeriggio di luglio nella piazza  antistante questo palazzo io ho fatto ai ragazzi che questa casa sarebbe  stata un giorno la loro casa non l’avrei potuta onorare senza CARLO BORGOMEO e  la Fondazione con il Sud), Unicoop Firenze (Daniela Mori – Claudio Vanni), Enel Cuore Onlus (Novella Pellegrini Emergency Ong), la Parrocchia, Il Samaritano, La Valle del Marro, tutti i partner del progetto Liberamente insieme e prima ancora  senza la  trasmissione Il treno dei desideri della Rai; e senza il Comune di Polistena (oggi rappresentato dal Sindaco Michele Tripodi) per  tutti gli aspetti di sua competenza.

Oggi questo immobile, dove si sta cercando già di dare risposte ad alcuni problemi emergenti del nostro territorio, quali la delinquenza minorile, il disagio giovanile, il mondo dei migranti, lo intitoliamo ad una figura spendida di Prete, quale Padre Pino Puglisi. Sia lui, insieme a quella  figura eccezionale di educatore, quale è stato  Gigi Marafioti a cui abbiamo intitolato già il Centro di aggregazione e a Gianni Laruffa, fondatore dell’antirachet cittadina a cui intitoleremo l’ostello, a ricordarci che “se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto”, memori anche di quel vecchio slogan dei pri­mi gruppi giovanili parrocchiali  “Cambiare per restare, restare per cambiare”. Sem­pre valido. Soprattutto qui, in questo ex palazzo dei mafiosi e ora segno visibile di speranza.

 
 

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Il Centro Polifunzionale Padre Pino Puglisi continua a mantenere le proprie porte aperte per la Didattica a Distanza di bambini e ragazzi di tutte le scuole di ogni ordine e grado.

Non lasciamo indietro nessuno.
Offriamo gratuitamente gli spazi sanificati del Centro e l’accompagnamento da parte degli operatori volontari del Servizio Civile Universale.
È così che il Centro traduce in senso pieno la restituzione alla collettività dei beni confiscati alle mafie.
Da beni di pochi al bene per molti.

Per info contattare
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– telefonicamente dalle 09.00 alle 11.00;
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la libertà non ha pizzo