Memoria che si rinnova al Centro Puglisi di Polistena.
Per il secondo anno consecutivo, il Centro polifunzionale Puglisi di Polistena ha aperto le porte per il toccante ricordo delle vittime della Shoah nelle giornate di sabato 26 e domenica 27. L’iniziativa, “Di memoria in memoria. Oltre le barriere”, organizzata dai ragazzi del Servizio Civile e con la partecipazione dei giovanissimi del Duomo della cittadina, vuole lasciare ancora una volta solchi di esperienza attiva per la commemorazione delle persone scomparse durante l’Olocausto, terminato nel ’45.
La preparazione dell’evento di sabato è cominciata già dai primi giorni del mese. Diverse sono state le attività, infatti, che hanno coinvolto i fanciulli che animano e ormai abitano i locali di quello che è uno dei palazzi confiscati alla cosca locale. Tre le parole chiave che hanno guidato i numerosi partecipanti durante la restituzione, Memoria, Viaggio e Casa; parole che riguardano la sfera quotidiana e che più rinviano agli orrori della guerra, rese ancora meglio dalla proiezione finale del film “Un sacchetto di biglie”. Storie, narrazioni e filmati che rimandano all’importanza del ricordo passato ma che aprono gli occhi su quello che in questo momento sta accadendo nel Mediterraneo. I treni di un tempo si sono trasformati nelle barche di oggi, e i migranti, che scappano dalle atrocità di conflitti di ogni genere, soffrono le stesse pene delle vittime ebree nella totale indifferenza dell’opinione pubblica e dei governi europei.
Durante la giornata simbolo invece, domenica 27, è stata allestita e inaugurata la mostra fotografica “La memoria rende liberi” di Deborah Cartisano, che sarà aperta al pubblico fino al 9 Febbraio. Referente di Libera per la Locride, l’autrice racconta la genesi di una galleria che nasce dall’esigenza di condividere le esperienze fatte nei campi di sterminio, e di mostrare alla gente come quei luoghi dell’orrore siano ancora oggi un monito che debba smuovere le coscienze della società. Poter e dover combattere l’indifferenza del male anche oggi, con il toccante ricordo, ancora vivo, della giovane Becky Moses, ventiseienne scomparsa proprio un anno fa in un incendio nella baraccopoli di S. Ferdinando. Memoria e memoriale, dal palazzo di via Catena fuoriesce ancora una volta l’impegno sociale e umanitario, con queste due giornate servite a riprendere quegli strumenti che aiutano la consapevolezza del bene, per svelare a tutti come ancora oggi, l’umanità muore nelle degradanti tendopoli sparse per l’Italia e nei porti chiusi ai migranti in fuga.
I giovani di questa bella e viva realtà hanno ricordato infine come sia impossibile per la logica della carità cristiana accettare tutto questo e come, in nome della pace, scegliere di respingere il prossimo eliminando l’accoglienza sia di una grave disumanità. Crescere insieme e disprezzare la retorica del male che alimenta odio e razzismo, con l’obbiettivo proposto di non cadere nel sonno della disinformazione che vuol far apparire normalità e quotidianità la chiusura dei porti e la negazione della vita.
[widgetkit id=57]