BARACCOPOLI: CON LO SGOMBERO NON E’ TUTTO FINITO

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Le battaglie vere – ci insegna la storia – si svolgono sul campo e vis a vis, a testa alta e con la schiena dritta. Pertantole scritte apparse, in modo anonimo, sui muri di Reggio Calabria e di Rosarno non appartengono al modus operandi di cittadini autentici. Le condanniamo non solo per la forma anonima ma anche per i contenuti.

La diversità di vedute su un determinato problema è sempre costruttiva nella misura in cui rimane nell’alveo della massima trasparenza e del rispetto delle persone e dei loro ruoli. Il problema “lavoratori migranti” della Piana di Gioia Tauro è un problema serio, che ci trasciniamo da anni e la cui soluzione non è semplice. C’è bisogno dell’impegno di tutti: istituzioni, cittadini della Piana e lavoratori migranti. Lo sgombero della baraccopoli di San Ferdinando, al punto in cui ci siamo trovati, è stato un atto dovuto e condiviso da tutte le realtà che hanno capito che non era più tollerabile che oltre un migliaio di disperati vivessero in condizioni lesive della dignità umana; che non era più tollerabile che ci fosse, nel territorio dello Stato italiano, una specie di zona franca dove non solo veniva calpestata l’umanità delle persone, ma anche la legalità.

Il nostro grazie, dunque, al Prefetto Michele di Bari e al Questore Raffaele Grasso perché da veri servitori dello Stato, ognuno nel proprio ruolo si son fatti carico di un’operazione difficile coniugando umanità e legalità. Tra parentesi, approfitto di questa nota per dire un grazie sincero al Questore Grasso, che sta per lasciare il nostro territorio. Ci mancherà la sua profonda umanità, la sua signorilità, la sua professionalità ed il suo equilibrio. Ritornando alla baraccopoli, credo dunque che lo sgombero della stessa non deve passare alla storia né per un ‘operazione fortemente mediatica né per uno spot pubblicitario a favore della politica di Salvini, da cui fermamente prendiamo le distanze. Ecco perché con altrettanta chiarezza e fermezza diciamo che con lo sgombero non è tutto finito.

Anche perché ben 900 migranti sono nella tendopoli ed i 400 che sono scomparsi probabilmente sono rimasti nel nostro territorio o certamente ritorneranno per la prossima stagione della raccolta degli agrumi. E allora quale politica di accoglienza e di integrazione per i lavoratori migranti detti “economici” della Piana di Gioia Tauro? Il primo impegno, e diamo atto al Procuratore Sferlazza che si trova in prima linea in questo campo, è quello di perseguire in tutti i modi i fenomeni di sfruttamento e di caporalato. Lavoro vero e non lavoro nero; il che significa massima trasparenza del rapporto di lavoro e rispetto della dignità del lavoratore. E arriviamo quindi al problema abitazione, in quanto la tendopoli non può e non deve essere la soluzione.

Diamo ancora atto al Prefetto Di Bari di trovarsi sulla stessa lunghezza d’onda. In merito si è già pronunciato e si sta già attivando per una presenza diffusa sul territorio, mettendo a disposizione già dai prossimi giorni 30 moduli abitativi che consentirebbero di stabilizzare 250 lavoratori migranti. Ci sono poi gli alloggi costruiti ad hoc a Rosarno che senza tentennamenti vanno assegnati ai lavoratori migranti. La Regione pare sia disponibile a fornire altri moduli abitativi e anche a dare incentivi alle persone che intendono fittare le abitazioni o alle piccole aziende agricole che, oltre al lavoro vero, potrebbero offrire vitto e alloggio ai lavoratori migranti. Soluzioni tutte buone e realizzabili in poco tempo. Deve essere però chiaro che non solo le istituzioni ma le organizzazioni di categoria del settore agricolo e tutti i cittadini dobbiamo guardare e contribuire alla soluzione positiva del problema, partendo dal fatto che i migranti non sono un peso, un problema ma una ricchezza. Un’ultima cosa intendo sottolineare.

La distruzione della baraccopoli ha prodotto una quantità enorme di rifiuti che vanno smaltiti correttamente e in tempi accettabili. Su questo chiedo a tutti il massimo impegno e la massima vigilanza per non creare ulteriori problemi a questo territorio.

don Pino Demasi

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