Venerdì Santo: In un clima surreale, la tradizionale supplica del nostro Parroco all’Addolorata

Venerdì santo 2020 – Siamo qui, o Maria,  all’alba di questo inedito Venerdì Santo, alla stessa ora di ogni anno.

Per la prima volta, a memoria d’uomo, la tua effige non potrà attraversare le strade della nostra città, che sono vuote e silenziose, come vuoto e silenzioso forzatamente è anche questo tempio.

Ma tu, Vergine del silenzio e dell’ascolto, sei qui come ogni anno. In piedi di prima mattina. Non ti smentisci. Non a caso lo scorso anno mi ero permesso di paragonarti alle grandi mamme del Sud. Sì a quelle mamme che sono capaci di vegliare nella notte ed essere nel silenzio  a fianco ai figli che stanno male.

I tuoi occhi di mamma stamattina più che mai comunicano vita e amore.

Il tuo sguardo è per noi come un abbraccio di tenerezza che ci avvolge.

Sì, sei qui stamattina, ancora una volta, per raccogliere le nostre lacrime, le nostre sofferenze, le nostre paure.

Sì…soprattutto in questo momento le nostre paure dovute alla presenza di una pandemia virale.

Ci siamo ad un tratto tutti scoperti fragili e vulnerabili.

Co credevamo autosufficienti ed invece ci accorgiamo che stiamo affondando.

Abbiamo bisogno di Te, o Maria, e del tuo Figlio Gesù.

A te consegniamo le nostre paure e tu mettile nelle mani del Tuo Figlio perché sia Lui a vincerle per noi.

Chiedi al tuo Figlio Gesù, che ha preso su di sè le nostre sofferenze e si è caricato dei nostri dolori, che liberi il mondo da questa peste, che plachi  la tempesta e  ci riporti il sereno.

Uno sguardo d’amore o Maria verso coloro che maggiormente vivono in questo momento nella solitudine e nella paura: i reclusi nelle carceri e  quelle persone che a causa delle differenze sociali ed economiche hanno difficoltà a vivere e a gestire la malattia da contagio, soprattutto i dannati della terra che dal giorno in cui il Paese ha chiuso i battenti e ci ha chiesto di restare a  casa, loro sono rimasti chiusi fuori nei ghetti od in mezzo alla strada. Si proprio loro il cui corpo è  già una tela fragile, lacerata e indebolita da malattie accumulate negli anni, molte delle quali croniche e curate poco e male.

Volgi il tuo sguardo compassionevole, o Maria, sugli ammalati di Conavid 19 e soprattutto su coloro che in questo momento lottano tra la vita e la morte. Benedici loro, le loro famiglie e tutte quelle persone, medici, operatori sanitari, volontari che si stanno dando da fare per alleviare le loro sofferenze.

Ma oltre a questa inaspettata e surreale tragedia umana e sociale, come ogni anno, o Maria sono a qui a presentarti il disagio esistenziale e le angosce della mia gente che si trova a sconfiggere non solo il Covid 19 ma la miseria ed i problemi economici e sociali con cui è costretta a convivere da diverso tempo e che oggi sono maggiormente aggravati. Problemi spesso creati anche da tanti Giuda di questa terra che hanno guardato  solo al profitto personale non disdicendo mafie, malaffare e  corruzione, grazie   anche ai cavilli di una lenta e paralizzante burocrazia.

Tante promesse fatte ed intanto nella nostra terra i poveri diventano sempre più poveri, le famiglie perdono casa e lavoro; ai nostri giovani si scippa speranza e futuro; il tessuto sociale si sfilaccia sempre più ed i nostri centri si spopolano.

O Madre a te questa mattina presentiamo la nostra disperazione. A te presentiamo i tanti drammi intimi che si sono abbattuti su non poche delle nostre famiglie. E ci rivolgiamo  a Te perché sappiamo che Tu sei la Madre della speranza e della consolazione.

Si è vero, o Maria. Come ci ha ricordato Papa Francesco abbiamo lasciato addormentato e abbandonato ciò che alimenta, sostiene e dà forza alla nostra vita e alla nostra comunità.

Sì perché come in quel Primo Venerdì Santo, si fece buio su tutta la terra quando morì il tuo Figlio, così ancora oggi attorno a noi è notte. E’  la notte dei valori, è la notte di Dio, è la notte dell’uomo.

E non possiamo non riconoscerci tutti corresponsabili del tanto male che c’è attorno a noi. Davanti al tuo cuore di madre riconosciamo che il vero problema è il nostro deficit  di umanità e di fede vera

Aiutaci allora o Maria a ritornare ad essere umani perché solo così saremo capaci di

ritornare al Tuo Figlio Gesù e  al suo Vangelo di salvezza, che parla di amore vero ed autentico.

Sulla strada del Vangelo, sulla strada di un’ esistenza, come dicevamo ieri sera, vissuta come dono, noi vogliamo camminare, o Maria, insieme a Te.

Insegnaci a scendere dal nostro orgoglio, dall’indifferenza e dalla rassegnazione, dai compromessi con il male, dalla presunzione, per riscoprire  l’amore per la vita ed il senso del rispetto dell’altro e per l’altro, soprattutto del più debole e indifeso.

Veglia Maria su Papa Francesco e su tutta la Chiesa.

Veglia sulla nostra Chiesa diocesana e sul suo pastore.

Guida le nostre comunità ecclesiali cittadine a non essere     chiesa di facciata che non prende mai posizione, che fugge  e rinnega  Gesù, limitandosi solo a piangere.

Né ad essere Chiesa che oscilla tra denaro  e convenienze personali, formando una comunità solo dei proclami o delle buone  intenzioni mai realizzate.

Aiutaci invece  ad essere autentiche comunità che  educano  alla vita, al servizio, alla disponibilità e soprattutto non approvano  la logica dell’illegalità, della mafiosità dei comportamenti, la logica del potere, del successo e di chi specula a danno della dignità della persona umana.

Aiutaci ad essere Chiesa che continua a camminare sempre, senza mai stancarsi, e a frequentare soprattutto quotidianamente le  periferie  impegnandosi in modo  continuo e continuativo a non alzare barriere, ma a costruire ponti, relazioni, legami.

Una Chiesa capace di restituire il Vangelo alle voci della vita quotidiana, perché solo allora la nostra notte cederà alla luce di Pasqua ed insieme a te  incontreremo il  Risorto… e saremo capaci nuovamente di saldare il cielo con la terra.

O clemente, o Pia, o dolce Vergine, Maria.

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È così che il Centro traduce in senso pieno la restituzione alla collettività dei beni confiscati alle mafie.
Da beni di pochi al bene per molti.

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