Sorelle e fratelli carissimi, giunge provvidenziale, in questa perdurante situazione di pandemia, il tempo liturgico della Quaresima,
«tempo forte» che prepara alla Pasqua, culmine dell’Anno liturgico e della vita di ogni cristiano. Come dice san Paolo, è «il momento favorevole» per compiere «un cammino di vera conversione», un cambiamento interiore e di pentimento in cui «il cristiano è chiamato a tornare a Dio “con tutto il cuore” e a non accontentarsi di una vita mediocre ma, al contrario, impegnarsi per vivere bene secondo il Vangelo.
«Ritornate a me con tutto il cuore» è Dio stesso che attraverso le parole del profeta Gioele ci ha rivolto questo invito.
Come ci ha ricordato questa mattina Papa Francesco , la Quaresima è un viaggio di ritorno a Dio. Quante volte, indaffarati o indifferenti, gli abbiamo detto: “Signore, verrò da Te dopo, aspetta… Oggi non posso, ma domani comincerò a pregare e a fare qualcosa per gli altri”. E così un giorno dopo l’altro. Ora Dio fa appello al nostro cuore. Nella vita avremo sempre cose da fare e avremo scuse da presentare, ma, fratelli e sorelle, oggi è il tempo di ritornare a Dio.
Ritornate a me, dice, con tutto il cuore. La Quaresima è un viaggio che coinvolge tutta la nostra vita, tutto noi stessi. È il tempo per verificare le strade che stiamo percorrendo, per ritrovare la via che ci riporta a casa, per riscoprire il legame fondamentale con Dio, da cui tutto dipende. La Quaresima non è una raccolta di fioretti, è discernere dove è orientato il cuore. Questo è il centro della Quaresima: dove è orientato il mio cuore? Proviamo a chiederci: dove mi porta il navigatore della mia vita, verso Dio o verso il mio io? Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore “ballerino”, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incatenano?
La sfida sta allora nel fidarsi di Dio. Un Dio padre e amorevole che ci ama senza mai imporsi, ma chiedendoci di diventare determinanti in ogni gesto che siamo chiamati a realizzare.
Il clima d’insicurezza e d’ansia che stiamo vivendo a causa del coronavirus è forse anche il frutto di uno sguardo sulla vita che vorrebbe avere tutto sotto controllo, che fa fatica ad accettare la condizione umana fragile e vulnerabile e che, in fondo, ha cancellato Dio dall’orizzonte dell’esistenza. Pensavamo di poter controllare tutto, ma la realtà è più grande di noi e forse dobbiamo imparare a unire al giusto e appassionato impegno per vincere il male e le malattie, l’affidamento al vero Signore del mondo, creatore e Padre: “ i conti sull’uomo, senza Dio, non tornano, e i conti sul mondo, su tutto il vasto universo, senza di Lui non tornano” (Benedetto XVI).Ma non solo. Come abbiamo detto più volte in questo periodo, la pandemia ci ha fatto scoprire di vivere ormai in un mondo in cui “tutto è connesso” ed in cui ci troviamo “tutti sulla stessa barca”.
Forse allora vivere la Quaresima in questo tempo particolare diventa provvidenziale nella misura in cui viviamo veramente questo tempo come tempo di purificazione e di maturazione della nostra fede, come tempo che ci porta ancora di più a stringerci a Cristo Salvatore e a scoprirci tutti fratelli, prendendoci responsabilmente cura gli uni degli altri.
Da qui il tema che abbiamo scelto per la nostra Quaresima: Un cammino di conversione e di condivisione per riscoprirci Fratelli tutti.
Le pratiche di sempre che la Chiesa ci suggerisce ci aiutano certamente a vivere in pienezza questo tempo favorevole.
La preghiera in famiglia, innanzitutto. Come facevano i nostri vecchi, quando si trovavano ad affrontare ben peggiori epidemie e malattie, senza togliere nulla all’impegno prezioso dei medici e degli operatori sanitari, e senza venire meno alle indicazioni di prudenza e d’igiene, riuniamoci nelle famiglie, utilizziamo la traccia di preghiera che si trova nel nostro sussidio quaresimale, prendiamo in mano la Bibbia, il Rosario e affidiamoci alla tenerezza e all’intercessione potente di Maria, e quest’anno in modo particolare di San Giuseppe.
Alla preghiera in famiglia, uniamo la celebrazione eucaristica domenicale e poi il gesto della penitenza, del digiuno, della condivisione nella carità.
Condivisione nella carità che deve portarci riscoprirci ancora una volta tutti fratelli e ad impegnarci perché nessuno resti emarginato, nessuno escluso, ad impegnarci ad essere chiesa secondo il cuore di Cristo.
Una Chiesa di giovani e meno giovani che oscillano tra strada e tabernacolo, di famiglie aperte all’accoglienza e alla disponibilità, una chiesa capace di non idolatrare il denaro e di vivere la carità fuori dai semplici parametri dell’elemosina e dell’avanzo.
Una Chiesa di uomini e donne capaci di essere più attenti alla vita della nostra città, abbandonando il desiderio di dominare gli altri, camminando insieme, evitando scontri e contrapposizioni, parlando il linguaggio del noi e non dell’io.
Mercoledì delle Ceneri , 2021