I giovani del Duomo di Polistena al Giubileo dei Ragazzi a Roma: “Un cammino di fede, gioia e speranza”

Tra il milione di ragazzi e ragazze che per le strade di Roma dal 28 luglio al 3 agosto hanno condiviso stanchezza, attese, sonno per terra, canti sotto le stelle, c’era anche il gruppo della Parrocchia del Duomo di Polistena. Un gruppo di 70 nostri giovani con le scarpe impolverate e i cuori accesi. Hanno affrontato anche loro il caldo, gli orari stretti, la fatica del cammino… ma anche la bellezza delle relazioni nate lungo la strada: una parola gentile nella fila per l’acqua, un sorriso condiviso sotto il sole, un abbraccio spontaneo durante un canto. Hanno scoperto che la fede è cammino vero, non comodo, ma condiviso. È preghiera e amicizia, silenzio e festa, profondamente umano e profondamente divino. A far loro da guida un “diversamente giovane”, don Pino Demasi che ancora una volta ha voluto essere con la passione di sempre a fianco ai suoi ragazzi.

Il cammino è stato ricco di tappe significative. Insieme a tanti coetanei della Diocesi – hanno vissuto una tappa indimenticabile del loro cammino giubilare: l’attraversamento della Porta Santa di tutte e quattro le basiliche romane.

Attraversare la Porta Santa non è stato per loro solo un gesto simbolico, ma un atto spirituale potentissimo: varcare una soglia, lasciarsi alle spalle la vita di sempre e aprirsi alla chiamata ad una vita nuova, piena, vera, fatta di Vangelo e fraternità. Una tappa significativa accompagnata da un gesto importante, quale la celebrazione del sacramento della Confessione unitamente agli altri giovani calabresi.

L’incontro con la Comunità di S. Egidio ha fatto risuonare forte tre parole semplici e rivoluzionarie: preghiera, poveri e pace.

Tre parole che i giovani hanno accolto come un’eredità viva, ascoltando storie di servizio, accoglienza, amicizia con gli ultimi, dialogo con tutti. Tre parole che si sono fatte carne nel nome dell’amicizia, che ha legato voci e volti provenienti da ogni angolo del mondo. Un incontro a cui ha fatto seguito un momento di preghiera per la pace, intenso, silenzioso, necessario. Ed una festa condivisa  insieme a tanti altri giovani da ogni parte d’Europa e del mondo: la gioia come linguaggio della fraternità

L’incontro e la catechesi di Mons. Giuseppe Alberti, Vescovo e guida della nostra Diocesi di Oppido Mamertina – Palmi, sono stati motivo di incoraggiamento a camminare con fiducia, custodendo nel cuore i segni ricevuti in questi giorni. A partire da una certezza che il Vescovo ha regalato loro con forza: “𝐼𝑙 𝑐𝑜𝑟𝑎𝑔𝑔𝑖𝑜 𝑛𝑜𝑛 𝑒̀ 𝑠𝑜𝑙𝑜 𝑝𝑒𝑟 𝑖 𝑓𝑜𝑟𝑡𝑖, 𝑚𝑎 𝑝𝑒𝑟 𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑖 𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒. 𝐸 𝑐ℎ𝑖 𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑎 𝑐𝑜𝑛 𝑖𝑙 𝑐𝑢𝑜𝑟𝑒, 𝑐𝑎𝑚𝑚𝑖𝑛𝑎 𝑠𝑒𝑚𝑝𝑟𝑒 𝑐𝑜𝑛 𝐷𝑖𝑜.”

La visita alle suore di Madre Teresa di Calcutta ha toccato i cuori dei nostri ragazzi con la testimonianza semplice e concreta della carità vissuta.

Interessante la visita a Extralibera, uno spazio nato in un bene confiscato e oggi luogo di memoria e impegno contro le mafie gestito da Libera Contro le Mafie. I giovani hanno ascoltato storie, nomi, volti, immersi in un percorso che invita a non dimenticare, ma soprattutto a costruire alternative.

Infine il momento più emozionante: Torvergata. Nella veglia di sabato sera, il Papa ha parlato con semplicità e verità, chiedendo ai giovani di essere “missionari della pace”, citando le sofferenze del mondo, da Gaza all’Ucraina, e chiedendo di credere davvero che un mondo diverso è possibile. Domenica mattina, durante l’omelia, ha lasciato loro un messaggio potente: Aspirate a cose grandi, alla santità. Non accontentatevi di meno. Se siete inquieti non siete malati. Siete vivi!” Parole che hanno toccato tutti, come un invito a custodire quella sana inquietudine che rende i giovani capaci di sogni grandi. Chiuse adesso le celebrazioni del Giubileo  si apre adesso anche per i ragazzi polistenesi il cammino per il futuro. Hanno ricevuto un mandato: essere testimoni di giustizia e di pace per cambiare il mondo. “Lo hanno promesso – ha affermato don Pino Demasi- e si impegneranno sino in fondo questi ragazzi a rendere più abitabile la terra a partire dal nostro territorio così lacerato e così inquieto. E’ qui che loro intendono essere sale e luce. E’ importante, però, che la comunità tutta creda in questi suoi   ragazzi ascoltandoli e accompagnandoli con fiducia e gratitudine.”

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È così che il Centro traduce in senso pieno la restituzione alla collettività dei beni confiscati alle mafie.
Da beni di pochi al bene per molti.

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