Noi tutti, partigiani di una nuova resistenza – Lettera aperta del Parroco ai giovanissimi, in occasione del settantesimo anniversario della Liberazione

Cari ragazzi, ho provato l’altro giorno a parlare con alcuni di voi del 25 aprile e della lotta di Liberazione. Ho visto che  eravate completamente “digiuni”. La cosa mi ha fatto molto riflettere. Ma non me la son sentita di recriminarvi perché ho capito che la colpa non era vostra ma di noi adulti, che vi stiamo consegnando un Paese “senza memoria”.

Ho pensato allora di indirizzarvi queste poche righe per aiutarvi a leggere un pezzo di storia del nostro Paese e per aiutarvi soprattutto a capire l’importanza  della memoria  per vivere il presente e costruire il futuro.

Tornando al 25 aprile, noi celebriamo la Festa della Liberazione dal Nazifascismo e, conseguentemente, la Resistenza che l’ha resa possibile. Quest’anno ricorre il settantesimo anniversario di quel 25 aprile 1945.

Ma chi erano i partigiani? Erano innanzitutto persone di ogni età e di ogni ceto sociale: studenti, professionisti, operai, professori, artigiani.. che hanno lasciato tutto, studi, lavoro, famiglia e sono andati a rischiare la vita soprattutto nelle montagne. Non erano particolarmente addestrati ed hanno combattuto con mezzi poveri, ma ricchi di ideali e di un grande  amore verso il nostro Paese. Non erano neanche uniti dalla stesa ideologia e cultura,( tra loro c’erano cattolici, socialisti, repubblicani, ma  anche monarchici) ma  solo dalla profonda convinzione che l’Italia doveva essere liberata dall’occupazione  nazista e resa pienamente un Paese libero e democratico.

Si son trovati insieme a mettere il loro contributo di idee e di lotta senza che qualcuno si sentisse superiore all’altro. Tra loro tanti uomini, ma anche tante donne, uccise per il loro impegno e per la loro tenacia. Anche donne  del nostro territorio. Una per tutte. Teresa Talotta Gullace, una donna di Cittanova, simbolo della Resistenza italiana, uccisa a Roma da mano tedesca in circostanze diventate memoria indelebile per il nostro Paese. La donna, emigrata nella Capitale negli anni della sua gioventù, la mattina del 3 marzo 1944 provava ad avvicinarsi al marito, Girolamo Gullace, arrestato il 26 febbraio precedente dall’esercito nazista a seguito di un rastrellamento. Fuori dalla caserma dell’81º reggimento di fanteria in Viale Giulio Cesare, la donna cadde sotto il fuoco di una pistola Luger. Il maestro del cinema neorealista, Roberto Rossellini, racconterà la storia di Teresa Talotta Gullace nel film “Roma Città Aperta”.

L’essenza più intima della lotta di Liberazione sta solo qui: nella passione, nell’amore e nella conquista della libertà e della democrazia. Solo per  dare al nostro Paese un cammino di libertà, di pace e di giustizia migliaia di uomini si misero in gioco, sacrificando la loro vita.

E allora, cari ragazzi, a 70 anni da quel 25 aprile mi sembra giusto e necessario rafforzare la memoria del nostro tragico passato per contrastare l’oblio che lo insidia, sospingendolo nell’irrilevanza, come se, col trascorrere del tempo, fosse ormai divenuto qualcosa su cui è inutile tornare.

E mi sembra  giusto  che questo avvenga perché oggi ci troviamo dinanzi ad un momento delicato della vita del nostro Paese, che ha bisogno di  una nuova resistenza. Sì! Ha bisogno di partigiani di una nuova resistenza. E siccome sapete che io appartengo a quelle persone che considerano voi più giovani non il futuro, ma il presente, vi dico che voi dovete essere i protagonisti migliori di questo grande progetto.

L’Italia oggi è un Paese in affanno, che fa fatica  a vivere in pienezza il presente e a costruire il suo domani.

Il “sistema” Paese non funziona. La crisi economica perdura. I principali diritti sanciti dalla Costituzione non vengono ormai più tutelati per milioni di cittadini,soprattutto per voi più giovani. Su tutto  e su tutti grava poi il peso delle mafie, che oggi hanno  assunto in modo particolare il volto della corruzione.

Il prezzo che la stragrande maggioranza di cittadini sta pagando in termini di dignità e di libertà è ormai altissimo.

Vi invito allora a riflettere proprio su questo: la nostra libertà, come ci ricorda spessissimo Luigi Ciotti, si fonda su quella degli altri, la libertà dell’ “io” sta dentro la libertà del “noi”. Se gli altri non sono liberi lo siamo meno anche noi e la nostra libertà assumerà significato solo diventando impegno per la liberazione di tutti, solo sentendo questa responsabilità.

E allora dobbiamo sentirci tutti  chiamati  in causa, così come si sentì chiamata in causa la parte sana del Paese nella lotta contro le dittature, anch’esse ladre di libertà e di dignità.

In tempi recenti, anche nei  nostri  territori, tanti giovani,appartenenti alla generazione precedente la vostra, portatori di passioni forti come l’amore e la rabbia, si son messi in gioco, lavorando per il cambiamento. Non lasciamoli soli!Ripartiamo proprio dalla memoria dei momenti migliori della vita del nostro Paese.

Ecco allora che il 25 aprile, giorno della Liberazione dalle dittature e inizio di quella faticosa costruzione di democrazia che i principi della Costituzione hanno inteso sancire e tutelare, può essere davvero occasione per ribadire il nostro impegno in quella nuova forma di resistenza civile che è la ricostruzione  del nostro Paese.

Il nostro cammino deve ripartire da  qui: dalla nostra capacità di metterci in gioco, di sporcarci le mani. E’ oggi più che mai necessaria la corresponsabilità. Il cambiamento ha bisogno del “noi”, del contributo di tutti. Si fonda su un impegno quotidiano dal quale nessuno deve ritenersi esente. Si fonda sulla capacità di tutti ad “esserci “ nel quotidiano con un impegno fatto di passioni, determinazione, coerenza fra le parole ed i comportamenti.

Sì! Tutti noi, partigiani di una nuova resistenza alle mafie, alla corruzione, a tutte quelle realtà  e persone che intendono privarci della nostra dignità e della nostra libertà.

Con affetto

Polistena 25 aprile 2015

Don Pino Demasi

Parroco e referente di Libera

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